martedì 26 febbraio 2013

Int. Gommerlauf 2013

Quarta partecipazione consecutiva. Riuscire a vederla una volta illuminata dal sole, la vallata, non sarebbe mica male. Invece no, tocca anche quest'anno sorbirsi una buona dose d'intemperie. Nulla di paragonabile all'apocalisse della passata edizione ma, complice una neve lentissima e l'immancabile vento in faccia, tempi di percorrenza in media addirittura più lenti.
Temperatura a cavallo dei meno 10 e neve cadente.
La voglia è quella delle giornate migliori, di dar fondo ad ogni stilla d'energia, di dar tutto, di non lasciar sul battlefield nemmeno una goccia di sudore.
Parto con la seconda ondata (200 atleti circa), usando quasi tutta la mia cattiveria agonistica (poca) per uscir dal traffico. Fortuna son grosso. Li conto, quelli davanti, son una quindicina. Accidenti sto andando troppo forte, lo so, ma se s'alzerà il vento la gara si fa quasi tutta nei primi 15 km. Attorno al dodicesimo rallento vistosamente cerco di non mollare.
Nei pressi di Munster iniziano a formarsi dei gruppi, e ci si ritrova  in due (disattenzione) nella terra di nessuno. Un gruppo 50 metri davanti. Sciamo per 4 chilometri dandoci il cambio, ma i metri diventan 100, il socio mi guarda e mi fa segno che la benzina è finita.
Quelli dietro son tanti, circa 15 e quando ci raggiungono mancano 8 km. A menare ci son due giovani di belle speranze, Fritz e Jan (vabbè qualcosa del genere), si parlano, s'intendono,  tutto un hop, hop, un sincronismo da trapezisti.
Lumo subito che son questi, i giovani che mi porteranno al traguardo. Mi accodo, sguardo puntato sul marsupio di Fritz, da li non mi levo, manco per le balle.


Troppo il tempo trascorso davanti alla tivvì, già ai meno 3 mi figuro la volata, studio una strategia, figuriamoci, 'ste stronzate son il motivo per cui lo sport lo faccio.

Intanto si recuperano posizioni, pigliam qualcuno davanti, quando Fritz va in fresca per superare io eseguo.
Ogni tanto si volta; eh no caro mio, Jan è cotto, fattene una ragione, ora dietro hai l'italiano con la scimmia che balla, con la lama, pronto a farti il portafoglio.
Parte con una  progressione ai 1000m, ma non scappa. Ai 200 m, prima della curva che immette sul rettifilo, son attaccato; è fatta.
Apro il gas e Fritz desiste. Che spasso! Son miseri giocattoli,  ma accidenti, che divertimento!
Sento una mano sulle spalla mentre cerco aria dopo lo striscione. Ahia, è Fritz. Ma viene in pace. Una stretta di mano e ci si abbraccia.
Tempo finale di 1h 50' 26", in 189esima posizione. (Classifica)
Soddisfatto, e molto. La progressione è incoraggiante e , anche se nei prossimi anni ad un certo punto s'arresterà (dubito di riuscir un giorno a vincerla), il giochino statistico appassiona. 608esimo, poi 346esimo , poi  287esimo e quest'anno 189esimo. Starting list bene o male che s'è mantenuta costante per numeri e qualità.

Per la cronaca: mi gelo le palle. Me ne accorgo solo un bel po' dopo, negli spogliatoi. Altri distretti han la priorità, nella scaletta di un post gara. Le braccia che bruciano, lo stomaco sottosopra, i piedi che dolgono, i quadricipiti di marmo,  la tosse persistente, l'euforia che allarga il sorriso. Un dolore atroce, nel momento del disgelo. In un angolo della palestra, rannicchiato, con le lacrime agli occhi. Un signore mi si avvicina, capisce, è normale, mi fa. Ah, è normale. Grazie al cazzo. Si scampa. Pure a questa.




sabato 16 febbraio 2013

Due scatti


Si, serviva il silenzio per tornar a volergli bene, a quei due legni stretti.
La solitudine, il rumore del vento, del crepitio della neve, del proprio respiro.
Mangiarsi quelle rampette, arrampicarsi coi muscoli, con le braccia, coi denti. Per gettarsi giù. Regalandosi due respiri. Sapendo che ne verrà un'altra, ancora più ripida, magari più lunga.
Gli occhi sulla neve, il più delle volte per timore che non s'avanzi abbastanza veloci per terminar la fatica in fretta.
Oggi son stati sei giri sull'anello da 4 chilometri e un pezzo.
Più uno da turista, con la macchina fotografica in mano, giusto per omaggiare quel serpentone di neve pressata che percorre la vallata.
Sento che qualcosa  non funziona nella condizione atletica. La gara scorsa non era il caso di una giornata.
Ma qui è tutto bello, nessuno ti passa sopra.
E posso dirlo: chissenefrega.


mercoledì 13 febbraio 2013

Mid Life Crisis

10 km skating a San Michele, Formazza, prova del circuito provinciale FISI. 
La partenza è in linea, formula con cui quest'anno non s'era ancora gareggiato.
Ne piglio tante, veramente troppe.
Una prova scoraggiante. Al gancio fin da subito dopo il lancio, due ruzzoloni in discesa, mai un momento in cui abbia avuto il sentore di sciar bene. Mah.
Trovar una roba nella vita che si è capaci a far bene. Bella sfida.
Ormai alla mia bell'età ci ho quasi rinunciato; forse senza averci veramente provato.
Occorre fortuna, quella si. Il momento giusto in cui la passione ti sospinga, i mezzi adeguati, il  background adatto, il  talento. Mica facile.
Trovar di che divertirsi in tutte le attività che s'intraprendono consola eccome ( e molto) ma di certo non soddisfa. Quel senso d'inadeguatezza, come un groppo in gola. Non impedisce di rider, di parlare, di star felici in mezzo alla gente; ma c'è.
In più esser convinti di combinar qualcosa di buono ( a torto) e puntualmente non riuscir a farlo, dannazione.
Come quel giovane autore di Bormio, che ha scritto un romanzo tale e quale a Shining. Prima del shining  che tutti conoscono. Però in stretto dialetto bergamasco ed ambientato in un rifugio sopra Ponte di Legno. No, lui non diverrà S. King e dal suo scritto non verrà tratta nessuna sceneggiatura di nessun capolavoro della storia del cinema, manco per le balle.
Come il cugino Burt. Aveva idee, songwriting, attitudine per arrivar in alto. Ma in quegli anni, gli anni 90,  benchè ne fosse precursore, cercavano storie personali tormentate, Seattle era il centro del mondo ed il mondo non era pronto per lui. Nel caso non lo conosciate, ecco.
Bhe dai, ci siam capiti, non mi vengono altri esempi. Senno, pazienza. Giustifica il fatto che io , le robe,  mica sò spiegarle.
No, niente, tutto qui.

Ah, la classifica è qui. L'idea era di far circa un minuto e mezzo meglio. La rabbia è sbollita, gli sci non son ancora negli scatoloni, quelli che si chiama il Comune per portarli via. Già qualcosa.

mercoledì 6 febbraio 2013

Mezz'oretta di macchina verso la Val Loana.
D'inverno, in settimana, non si vede nessuno.
Nessuno ci abita, nessuno villeggia,  il piazzale sempre vuoto.
L'anello di fondo tirato che è una meraviglia,  neve appena fresata, pista su cui ci si potrebbe correr la coppa del mondo. Mah.
Il mistero rimane, ma se ne approfitta, eccome. Senza saper chi ringraziare (lo sci club Vigezzo, nda).
Stavolta però ci son pattinate fresche, di uno che va, le tracce  non lascian spazio a dubbi.
Proprio uno forte, pare, certe pattinate in salita che fan impressione.
Ma non ci son solo le tracce, intravedo anche chi le ha lasciate.
Mi raggiunge. No nulla, è soltanto il recente vincitore della Marcialonga. Della versione light, quella di 45 Km.
Sciamo insieme un giro, ha finito l'allenamento, mi racconta della gara, dei prossimi impegni, della vita del fondista.
Proseguo per un oretta e mezza, occorre allungar un poco le distanze in vista degli appuntamenti di fine mese (30 km e maratona). 25 km su quest'anello è un bell'allenamento.
Un camoscio.
Un attempato signore con un lupo.
Deve essersi sparsa la voce. Non avevo ancora incontrato nessuno nel corso delle sei visite precedenti.